Dimenticare a memoria
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Ci siamo domandati spesso come la nostra epoca verrà etichettata nel futuro. Moderno, postmoderno, decostruttivista, computazionale, e poi? C’è un ingrediente comune, nei progetti di interior ed architettura degli ultimi decenni, che non era del tutto chiaro ma di cui si percepiva l’esistenza. Forse, proprio ora che quel paradigma si appresta a collassare, quel trait-d’union si rivela: “il progetto della rimembranza”.
Si tratta di quel modo di comporre gli spazi, giustapporre le superfici e i materiali, miscelare le luci con le atmosfere per farle vibrare di un ricordo. Si modula la trama di un intonaco o la venatura di un legno per ricordare qualcos’altro, un altro luogo, un altro tempo. Oggi i mondi progettati sono trampolini che proiettano ad un altrove.
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Funambolismo della proiezione
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Il talento del progettista è tanto più raffinato quanto più in grado di rendere questo salto il meno analogico possibile, il più inconscio, il più sottile. Se si progetta un osservatorio, non lo si fa a forma di binocolo (come fece, per ridere, Frank Gehry): si lavora sulle prospettive degli spazi, si raccolgono materiali e riflessi che ci portino nello spazio senza staccare i piedi da terra.
Necessità della ricerca
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Perché diciamo che tutto questo sta per collassare? Perché il re è nudo. Tutto ciò, adesso, sa farlo molto bene, molto meglio, A.I., Artificial Intelligence, Mid Journey, il viaggio di mezzo. Il Sig. M.J. è in grado di leggere e decodificare, tirare fuori dal mondo dei ricordi, rendere esplicito e rifare, quel viaggio di vibrazioni predisposto dal progettista.
Incominciare un percorso di ricerca
Per questo motivo abbiamo deciso di intraprendere questo percorso di ricerca vedendo i progetti come laboratorio sperimentale.